L’anguilla e “Maria pe’ Roma”: il Passetto del Biscione
Luoghi segreti Roma: se cercate un posto “nascosto”, allora sappiate che Roma ne è piena. Il basso e stretto Passetto del Biscione, che unisce Via di Grottapinta con Piazza
Luoghi segreti Roma: se cercate un posto “nascosto”, allora sappiate che Roma ne è piena. Il basso e stretto Passetto del Biscione, che unisce Via di Grottapinta con Piazza
I mulini svolgevano un ruolo chiave nell’economia della Roma papalina – soddisfacevano il fabbisogno di farina necessaria a produrre il pane, alimento base della popolazione romana – ma presentavano anche una serie di inconvenienti. Il maggiore e più pericoloso era legato alle piogge, che ingrossavano il volume delle acque.
Su Fontana di Trevi non c’è molto da dire. O meglio, ci sarebbe tantissimo, ma lo conoscono più o meno tutti. Ma la storia del grande vaso di travertino (che i romani chiamano l’asso di coppe, per la sua evidente somiglianza con la carta da gioco), palesemente fuori posto nel contesto architettonico, la conoscono in pochi.
Il posto non è proprio di quelli che evocano la silenziosa sacralità di un luogo di culto avvolto nel mistero: il perenne ingorgo stradale di Porta Maggiore (anche questo, a modo suo, una delle meraviglie di Roma), con le sue auto, i suoi tram ed i suoi treni, è quanto di meno mistico si possa immaginare. Ma è proprio al di sotto del cavalcavia ferroviario che si trova uno degli edifici più sconosciuti e straordinari della Roma Imperiale.
La caratteristica e graziosa Via delle Coppelle, nel rione Sant’Eustachio, prende il nome dalle piccole botti da cinque litri con le quali si vendeva l’acqua acetosa. Lungo la strada, sul muro esterno della Chiese di san Salvatore, c’è una sorta di buca delle lettere, che reca incisa questa iscrizione.
Via de’ Ciancaleoni è una stradina stretta, in salita (o in discesa, nella vita è tutta questione di punti di vista) e dall’andamento lievemente incerto e sbilenco che hanno tante vie del rione Monti, strette tra palazzi e botteghe. Al civico n. 45 è ancora visibile un antico stemma araldico, ormai logorato dal tempo, raffigurante un leone rampante: apparteneva alla famiglia Ciancaleoni, da cui la via prende il nome. E proprio una Ciancaleoni, Fulvia, è la protagonista di questa storia ambientata nella Roma del 1767, che ricorda per alcuni versi quella della monaca di Monza.