Epifania 2022, rappresentazione della Befana

Epifania 2022: Befane romane e altre amenità

30/12/2021
Blog SaintsTour

Epifania 2022, la festa prediletta dai più piccoli. La Befana è, tra le festività natalizie, forse quella più profondamente radicata nella tradizione romana. Già dal 1800 era usanza celebrarla in modo chiassoso in Piazza Sant’Eustachio, affollata per l’occasione di bancarelle di frutta secca e dolciumi. In seguito all’Unità d’Italia i festeggiamenti si spostarono nella ben più spaziosa Piazza Navona, dove solo la pandemia è riuscita a porre fine a una tradizione secolare.

Epifania 2022: dove nasce la tradizione

Il termine deriva dal greco “epifanìa”, che vuol dire rivelazione, diventato nel linguaggio popolare dapprima Bifanìa e poi Befana; la vecchietta che gratifica con dolci e qualche pezzo di carbone i bambini, era in origine nientemeno che la dea Diana – divinità della caccia, dei cicli lunari e delle coltivazioni, che ai cicli lunari sono strettamente legate – acclamata nelle feste connesse al solstizio di inverno, che, nei giorni più brevi e dunque più bui dell’anno, celebravano il trionfo della luce sulle tenebre. Era credenza diffusa che Diana e le sue ninfe, volassero nottetempo sui campi, benedicendo il futuro raccolto.

Con l’affermazione del Cristianesimo, a partire dal IV secolo, tutti i riti connessi al mondo pagano si ammantarono di un’aura diabolica, e la dea bellissima e leggiadra che si librava nell’aria notturna divenne una vecchia strega a cavallo di una scopa. Una strega necessaria, però, almeno agli occhi dei contadini, e in fondo benevola: con la sua ramazza spazzava via i guai e la sfortuna (quanti di noi appendono una scopina alla porta di casa in occasione del Natale?) e fungeva anche da “capro espiatorio” per esorcizzare il male e la sventura.

Ancora oggi, infatti, in molte regioni italiana, il giorno dell’Epifania si accendono enormi falò in cui bruciare fantocci rappresentanti la Befana e le possibili future sventure, delle quali, alla fine, non resta che un mucchietto di cenere e qualche pezzo di carbone. Lo stesso carbone che, guarda caso, generazioni di bambini monelli hanno visto spuntare dalla calza in mezzo a tante leccornìe.

Già, ma come si spiegano i dolci? Qui ci viene in aiuto la religione popolare, che tentò di ricondurre in seno al cristianesimo questa strega riservata e benevola. Secondo un antichissimo racconto romano, infatti, i Re Magi, lungo la via di Betlemme, si imbatterono in una capanna in cui una vecchietta era intenta a spignattare. Quando le domandarono se volesse unirsi a loro per recare omaggio a Gesù Bambino, la donna declinò l’invito, replicando che aveva troppo da fare. Salvo pentirsi della sua risposta quando ormai era troppo tardi, e i saggi re orientali erano lontani. La vecchina, allora, prese tutti i dolci che aveva preparato e li donò ai monelli che giocavano in strada, nella speranza che almeno uno di loro fosse il piccolo Gesù.

Da allora, ogni anno, seguita a distribuire dolcezze a tutti i bambini.

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