
Obelisco Vaticano: la leggenda che avvolge Piazza San Pietro
L’Obelisco Vaticano è quello che svetta al centro di Piazza San Pietro: si tratta di uno dei tredici obelischi antichi, approdati al suolo romano dall’antico Egitto e, dopo quello di San Giovanni in Laterano, è anche il più alto, con i suoi gloriosi 25,3 metri di granito rosso, che diventano circa 40 se si aggiungono il basamento e la croce.
L’imperatore Caligola lo portò a Roma – da Alessandria d’Egitto – nel 37 d.C. Il suo scopo era quello di adornare la spina (cioè il basso muro centrale) del Circo di Nerone, (una sorta di ippodromo per le corse dei cavalli), che sorgeva in corrispondenza dell’attuale Piazza San Pietro.
Con l’edificazione della nuova Basilica di San Pietro, l’obelisco venne a ritrovarsi in posizione laterale, in corrispondenza della Rotonda di Sant’Andrea o chiesa di Sant’Andrea della Febbre. I romani lo chiamavano l’aguglia, e costituiva un elemento familiare e distintivo del paesaggio urbano: con la loro altezza, infatti, gli obelischi svettavano ben al di sopra delle case popolari e dei palazzi nobiliari, fornendo un immediato punto di riferimento. Molti di essi furono collocati davanti a chiese e basiliche, per indicarne subito la posizione a fedeli e pellegrini.
Obelisco Vaticano e Caio Giulio Cesare: cosa hanno in comune?
L’Obelisco di San Pietro, poi, era reso ancor più visibile dal globo metallico che ne sormontava la sommità e che era legato ad una leggenda popolare molto diffusa. Si riteneva, infatti, che la sfera altro non fosse se non l’urna cineraria di Caio Giulio Cesare, che in effetti fu cremato subito dopo l’assassinio. Nel 1586, Papa Sisto V incaricò Domenico Fontana di spostarlo: fu posto davanti alla facciata della basilica in costruzione.
Il globo dorato (con le ceneri di Cesare) fu sostituito da una croce bronzea, contenente una reliquia della “vera croce”. La cristianizzazione dell’obelisco, fu completata con l’inserimento di un basamento e con alcune iscrizioni devozionali. Il globo con le presunte ceneri di Cesare? Non è andato perduto. Oggi è possibile ammirarlo nei Musei Capitolini. Benché ammaccato e sfregiato, sulla sua superficie sono comunque ben visibili i segni dei colpi di archibugio sferrati dai terribili Lanzichenecchi, durante l’assedio di Roma del 1527.