Fontana degli Innamorati Roma: La Fontana di Trevi

Se son rose fioriranno: la Fontanina degli Innamorati

05/10/2019
Blog SaintsTour

Fontana degli innamorati Roma: tra storia e leggenda, noi vi raccontiamo cosa c’è di vero. Avete presente Fontana di Trevi, conosciuta in tutto il mondo come la più grande e famosa tra le fontane romane? Bene.
Ora tutti conoscono l’usanza secondo la quale, gettando una monetina nelle sue acque, si avrà in qualche modo la certezza di fare ritorno – prima o poi – nella Capitale.

Ora, vicinissimo a questa stessa Fontana in cui, lo ricordiamo, Marcello Mastroianni e Anita Ekberg girarono la famosa scena de “La Dolce Vita“, film del 1960 diretto da Federico Fellini (Marcello, come here! Hurry up! , la famosa battuta di Sylvia)… dicevamo proprio addossata alla mole salviana, sulla destra di chi si pone di fronte alla mostra principale, c’è una seconda fontanella.

Si tratta di una fontana molto più piccola e modesta (per questo motivo da molti chiamata anche “fontanina”), ma infinitamente più romantica: si tratta della Fontana degli Innamorati, un angolino nascosto a tutto e tutti e di cui in tantissimi ignorano l’esistenza.

Fontana degli Innamorati Roma: cosa narra la tradizione

Secondo la tradizione, le ragazze romane portavano qui i loro innamorati, in procinto di partire per fare il soldato. Riempiti due bicchieri con gli zampilli dell’acqua Vergine, i fidanzati bevevano insieme e successivamente infrangevano a terra i calici, per avere la certezza che sarebbero stati fedeli l’un l’altro per sempre.

Anche la particolare struttura dei due getti – che si incrociano per ricadere nella medesima vasca – allude all’immagine cristiana di due colombe che si abbeverano insieme dallo stesso cantaro, simbolo di quell’amore puro ed eterno.

In realtà questa semplicissima fontanella, facilmente accessibile, era stata progettata da Nicola Salvi, che la inserì nel corpo maestoso della Fontana di Trevi. Lo scopo di questa “fontanella” era ben più pratico, ovvero, dare la possibilità al popolino – in un’epoca in cui l’acqua corrente era esclusivo appannaggio dell’aristocrazia – di attingere liberamente l’acqua potabile.

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